Superlativa
Pubblicata tempo fa in rete come poesia 'contro', non contro l'amore naturalmente. Contro, semmai, l'atteggiamento dell'eterno infante (sia questi un uomo oppure una donna) che vorrebbe un amore assoluto figlio del bene, nella sua unica positività, considerandolo come parte di un qualcosa e non come un qualcosa, un unicum di vita a due, parte di bene e di male, parte di gioia e di dolore.
Ho estremizzato nelle immagini, attingendo ad un bagaglio 'medico' che rende incisivo il paragone tra il sentire dell'anima e la sua rappresentazione esterna, diretta al visibile appunto, all'immediato.
Per fortuna non sono ridotta tanto male ;-)
Spero di essere riuscita a darne almeno l'idea, a rendere quanto mi premeva dire. Mi ostino a pensare, per mia consolazione e non per constatazione effettiva, che passata la trentina l'amore si viva con maggiore (o solo 'con') consapevolezza, ma forse mi sbaglio.
Forse un'età per amare consapevolmente e dis_amare non esiste, non esite un età vera per comprendere che amare e' dare tutto e tutto prendere, a prescindere dal poco o dal tanto, dal bello o dal brutto.
Ma questa e' costruzione, come cantava Fossati, è progetto, è intento, qualcosa che a caso non nasce e non muore altrettanto a caso.
Non ti credo
se dici di amarmi
così meravigliosa, bellissima
dolcissima, intensissima
così aggrazziata nel parlare
così estatica da farti
obliare nella mia soave
suadente melodiosa voce.
Non ti credo
se dici di amarmi
nella perfezione che sono
nella invidiabile insuperabile
forma d'una Dea
nel miracolo che ti dono
costantemente e, bada bene,
non ti credo
se confessi che ogni attimo
è eterno senza la mia voce
e, non ti credo, sai,
quando dici che pensarmi
tutto ti pervade
al punto che ti sono ossigeno
e senza morirne potresti.
Non ti credo perché
tu non mi conosci;
che ne sai tu, villano fascinatore,
del dolore che mi squassa
le viscere ignote mentre
vivo, tento ogni giorno
di strappare secondi al traguardo
e rallentare la folle corsa
al vuoto mortale.
Che ne sai tu
del mio incedere incerto,
del mio crepuscolo d'amore dentro
del mio mancare di sogni
delle mie quotidiane epistassi
delle mie vertigini
delle mie carni doloranti
dei miei tormenti
di giovane vecchia che
ha bare di morti da onorare
ogni giorno
e croci fitte come polvere
da ricordare soffocando
il supplizio d'altri dolori
per non restare schiacchiata
come lapide contro lapide
ogni giorno.
Che ne sai tu
di come sopravvivo;
le tue sublimi parole d'amore
tormentato effetto potranno
su donne isteriche e insicure
sempre alla ricerca di conferme
e di medaglie.
Con me no, scordatelo,
non può funzionare,
sono quella parte
fragile e poco attraente
che del quotidiano
tu non vedi,
sono quella bussola rotta
quella donna ingobbita
quel cigno malato
che a fatica tenta
di risalire non il mare
ma uno stagno periferico
e angusto,
sono quella mano ossuta
e stanca che cerca la tua mano
oblunga e perfetta
per stringerla forte
a cercare improvvisa un sostegno come
quei vecchi osteoporotici
sbattuti dai tram in corsa
frenetica alla vita.
Sono certa che alla prossima
fermata mi farai scendere,
di tua logica iniziativa,
causa 'fine corsa'
e sciopero improvviso
dei superlativi amandi.
Allora sì, sono certa,
ti crederei.
Ho estremizzato nelle immagini, attingendo ad un bagaglio 'medico' che rende incisivo il paragone tra il sentire dell'anima e la sua rappresentazione esterna, diretta al visibile appunto, all'immediato.
Per fortuna non sono ridotta tanto male ;-)
Spero di essere riuscita a darne almeno l'idea, a rendere quanto mi premeva dire. Mi ostino a pensare, per mia consolazione e non per constatazione effettiva, che passata la trentina l'amore si viva con maggiore (o solo 'con') consapevolezza, ma forse mi sbaglio.
Forse un'età per amare consapevolmente e dis_amare non esiste, non esite un età vera per comprendere che amare e' dare tutto e tutto prendere, a prescindere dal poco o dal tanto, dal bello o dal brutto.
Ma questa e' costruzione, come cantava Fossati, è progetto, è intento, qualcosa che a caso non nasce e non muore altrettanto a caso.
Non ti credo
se dici di amarmi
così meravigliosa, bellissima
dolcissima, intensissima
così aggrazziata nel parlare
così estatica da farti
obliare nella mia soave
suadente melodiosa voce.
Non ti credo
se dici di amarmi
nella perfezione che sono
nella invidiabile insuperabile
forma d'una Dea
nel miracolo che ti dono
costantemente e, bada bene,
non ti credo
se confessi che ogni attimo
è eterno senza la mia voce
e, non ti credo, sai,
quando dici che pensarmi
tutto ti pervade
al punto che ti sono ossigeno
e senza morirne potresti.
Non ti credo perché
tu non mi conosci;
che ne sai tu, villano fascinatore,
del dolore che mi squassa
le viscere ignote mentre
vivo, tento ogni giorno
di strappare secondi al traguardo
e rallentare la folle corsa
al vuoto mortale.
Che ne sai tu
del mio incedere incerto,
del mio crepuscolo d'amore dentro
del mio mancare di sogni
delle mie quotidiane epistassi
delle mie vertigini
delle mie carni doloranti
dei miei tormenti
di giovane vecchia che
ha bare di morti da onorare
ogni giorno
e croci fitte come polvere
da ricordare soffocando
il supplizio d'altri dolori
per non restare schiacchiata
come lapide contro lapide
ogni giorno.
Che ne sai tu
di come sopravvivo;
le tue sublimi parole d'amore
tormentato effetto potranno
su donne isteriche e insicure
sempre alla ricerca di conferme
e di medaglie.
Con me no, scordatelo,
non può funzionare,
sono quella parte
fragile e poco attraente
che del quotidiano
tu non vedi,
sono quella bussola rotta
quella donna ingobbita
quel cigno malato
che a fatica tenta
di risalire non il mare
ma uno stagno periferico
e angusto,
sono quella mano ossuta
e stanca che cerca la tua mano
oblunga e perfetta
per stringerla forte
a cercare improvvisa un sostegno come
quei vecchi osteoporotici
sbattuti dai tram in corsa
frenetica alla vita.
Sono certa che alla prossima
fermata mi farai scendere,
di tua logica iniziativa,
causa 'fine corsa'
e sciopero improvviso
dei superlativi amandi.
Allora sì, sono certa,
ti crederei.
1 Comments:
l'ho letta e riletta .
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