domenica, ottobre 30, 2005

Chiedo

Stammi vicino

ma non soffocarmi,

guardami

ma non scrutarmi,

parlami

ma non parlarmi addosso,

toccami

ma non frugarmi,

ascoltami

ma non distrarmi,

amami

ma non possedermi.

 

Ma se cado

anche da lontano

ti prego

afferrami.
 
 
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Adesso

Bisogno d'amare
o d'amore
spesso li confondo
e confondo
la mano data
alla mano afferrata.
 
 
 
 
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martedì, ottobre 11, 2005

Rosa altrove, 'immarcescìbile' rosa

Passa

La tua voce passa
come il ciclico fervore
delle stagioni, passa
come i tiepidi acquazzoni
delle estati canicolari, passa
come i sentimenti al voto
d'eterno fatti
per sana incoscienza
di vivere. Passa
la tua voce e mi
trapassa, lontana
sfuggita e sfuggente
come l'eco d'una conchiglia
al profondissimo mare.

Croniche discroniche

una poesia dedicata ad una madre, una sorella, un'amica

Potrei aver scritto
senza dirti niente,
un uragano che
sento brillare
una stella che
sento cadere.
Avvicini silenziosa labbra
al mio bicchiere
come il gioco dei riflessi
continui a fidarti
di quel che lascio
a te, a questo mondo
minimo di noi
alle parole rapite
dei fuggiaschi silenzi
schivi di quel pudore
che mi fa impotente
il sorriso dell'oste
ch'al convivio
di cuori accompagna.

Stasera

Estemporanea di un desiderio...

avere qualcuno da abbracciare
avere qualcuno da baciare
avere qualcuno da guardare
avere qualcuno da ascoltare
e farsi ascoltare...
avere nella mano una mano
come fuoco di drago
contro il mondo
e sognare un sogno lungo
scala infinita verso
la vita

lunedì, ottobre 10, 2005

Estemporanea

il senso di tutto...
 
 
Di piccole immagini
è fatta la vita
di un bicchiere rovesciato
di un cesto di biancheria
di un mazzo di chiavi
di lenti passi sul selciato
di sorrisi appena accennati
di capelli raccolti in fretta
di parole dimenticate
di parole da non dimenticare
di qualcuno cui pensare
di piccole fiabe per addormentarsi
di progetti per risvegliarsi
di giornate come questa
che consumano un tempo
definito
mascherato d'infinito.
 
 
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Superlativa

Pubblicata tempo fa in rete come poesia 'contro', non contro l'amore naturalmente. Contro, semmai, l'atteggiamento dell'eterno infante (sia questi un uomo oppure una donna) che vorrebbe un amore assoluto figlio del bene, nella sua unica positività, considerandolo come parte di un qualcosa e non come un qualcosa, un unicum di vita a due, parte di bene e di male, parte di gioia e di dolore.
Ho estremizzato nelle immagini, attingendo ad un bagaglio 'medico' che rende incisivo il paragone tra il sentire dell'anima e la sua rappresentazione esterna, diretta al visibile appunto, all'immediato.
Per fortuna non sono ridotta tanto male ;-)
Spero di essere riuscita a darne almeno l'idea, a rendere quanto mi premeva dire. Mi ostino a pensare, per mia consolazione e non per constatazione effettiva, che passata la trentina l'amore si viva con maggiore (o solo 'con') consapevolezza, ma forse mi sbaglio.
Forse un'età per amare consapevolmente e dis_amare non esiste, non esite un età vera per comprendere che amare e' dare tutto e tutto prendere, a prescindere dal poco o dal tanto, dal bello o dal brutto.
Ma questa e' costruzione, come cantava Fossati, è progetto, è intento, qualcosa che a caso non nasce e non muore altrettanto a caso.



Non ti credo
se dici di amarmi
così meravigliosa, bellissima
dolcissima, intensissima
così aggrazziata nel parlare
così estatica da farti
obliare nella mia soave
suadente melodiosa voce.
Non ti credo
se dici di amarmi
nella perfezione che sono
nella invidiabile insuperabile
forma d'una Dea
nel miracolo che ti dono
costantemente e, bada bene,
non ti credo
se confessi che ogni attimo
è eterno senza la mia voce
e, non ti credo, sai,
quando dici che pensarmi
tutto ti pervade
al punto che ti sono ossigeno
e senza morirne potresti.
Non ti credo perché
tu non mi conosci;
che ne sai tu, villano fascinatore,
del dolore che mi squassa
le viscere ignote mentre
vivo, tento ogni giorno
di strappare secondi al traguardo
e rallentare la folle corsa
al vuoto mortale.
Che ne sai tu
del mio incedere incerto,
del mio crepuscolo d'amore dentro
del mio mancare di sogni
delle mie quotidiane epistassi
delle mie vertigini
delle mie carni doloranti
dei miei tormenti
di giovane vecchia che
ha bare di morti da onorare
ogni giorno
e croci fitte come polvere
da ricordare soffocando
il supplizio d'altri dolori
per non restare schiacchiata
come lapide contro lapide
ogni giorno.
Che ne sai tu
di come sopravvivo;
le tue sublimi parole d'amore
tormentato effetto potranno
su donne isteriche e insicure
sempre alla ricerca di conferme
e di medaglie.
Con me no, scordatelo,
non può funzionare,
sono quella parte
fragile e poco attraente
che del quotidiano
tu non vedi,
sono quella bussola rotta
quella donna ingobbita
quel cigno malato
che a fatica tenta
di risalire non il mare
ma uno stagno periferico
e angusto,
sono quella mano ossuta
e stanca che cerca la tua mano
oblunga e perfetta
per stringerla forte
a cercare improvvisa un sostegno come
quei vecchi osteoporotici
sbattuti dai tram in corsa
frenetica alla vita.
Sono certa che alla prossima
fermata mi farai scendere,
di tua logica iniziativa,
causa 'fine corsa'
e sciopero improvviso
dei superlativi amandi.
Allora sì, sono certa,
ti crederei.

Da una canzone

 
 
Ascolto Testa oramai da qualche giorno, quasi con ossessione, di solito succede sempre quando un brano musicale mi piace.
C'e' una canzone che amo particolarmente, non è una canzone d'amore, come affermò lo stesso autore in una intervista, almeno non amore circoscritto al rapporto uomo - donna.
Ascoltarla mi ha 'ispirato' dei pensieri in versi, una riflessione intima e personalissima che non rispecchia il testo della canzone.
Il testo parla di affetto da tenere 'caldo' e desiderio di far compagnia, la mia riflessione parla di abbandono e di quell'oblio che a poco a poco ci rende appartenuti agli altri non piu' appartenenti.


Ascoltando 'Dentro la tasca di un qualunque mattino'...

Chi mi porta nella sua tasca?
chi porto nella mia?
chi mi ricorda?
chi ricordo?
come si ricordano certi volti?
Non più stati, quasi inesistenti
mi passano accanto senza frugare
e silenziosi si perdono, forse
in questo momento io sono altrove
nel piccolo angolo di un cappotto
dimenticato, in un maglione riposto,
nel sorriso di una foto,
nel mondo racchiuso di qualcos'altro
che più non mi appartiene.
Chi mi conserva?
chi mi dimentica?
ogni giorno frugando
in quella piccola tasca che fa spazio
ad altri mondi, adesso,
ad altri orizzonti
che saranno domani
tra i 'cambi' stagionali
qualcosa di 'nostro'
appartenuto ad altri.

Con il calore della mia
mano cerco di capire
disegnando spazio
il vuoto lasciato
per altri da lasciare.

 

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Per abbracciarti

a volte si tendono mani invisibili per lacrime invisibili
dedicata a tutti...
 
 
Sentire nella lacrima
che sfiora affiora
l'unica salvezza,
il ponte che conclude
la tirannia di un ricordo
ed àncora altrove getta
cui stringersi sorridendo
a quell'eredità finalmente appagata
che ci ha insegnato
nell'assenza
quanto non sia necessario
per vincere il dolore
dimenticare.
 

 

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Non dirti

Non dirti tutto
è quasi normale,
mentre ti guardo e mi stupisco
dell'urlato urlo che ho dentro,
soffocato nel niente
di noi due solitari
come carte da gioco
nella mani di un baro.
 
 
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Tutto Dilazionato

'ci si concede alla verità parzialmente, per non impazzire'
 
Come cambiano le prospettive
adesso che siamo
senza prospettiva, senza un domani
da sognare e viaggiare
ma con oggi
da rassegnare e restare
vago senso del domani
che e' vivere di giorno in giorno
mentre fisso la calce dei muri
che sgretola in niente di tedio
e mi porta il suo urlo di case.
Si dispera cosi', quotidianamente,
per non impazzire dopo,
intuendo questo
tutto dilazionato
in un solo momento di verita'
poverta'.
 
Inaugurazione del mio blog con questa poesia, pubblicata già in rete su altro blog ;-)
l'intenzione è quella di lasciare solo un blog ovviamente, valutando anche la facilità
di aggiornamento.
Ultima tra le cose scritte, o quasi direi, nata dalla costante riflessione su quanto, tutto,
ci sfiori a volte per non farci impazzire.
A volte questo lasciarsi cadere le cose è l'unico modo per sopravvivere.
 
 
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domenica, ottobre 09, 2005

memento primaverile

'successiva allo scatto
ho compreso la meraviglia del fiore'